images-5Humans Right Watch ha riportato le testimonianze dei giovani arrestati nei giorni scorsi in Tunisia per omosessualità, episodio sul quale si è levato un appello da numerose realtà italiane sottoscritto anche da Anddos. La Tunisia è tra i Paesi che aderiscono alla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici delle Nazioni Unite, che ha valore dal 1976. Nonostante questo documento condanni la tortura e i trattamenti umilianti, Ciò che hanno raccontato gli arresti ha dell’agghiacciante.

Due dei ragazzi sono stati picchiati dalla polizia e costretti a fare il “test anale”, ovvero un’ispezione del retto finalizzata a prelevarne campioni e stabilire l’attività sessuale “passiva”. Inutile dire quanto possa essere disumana e umiliante tale pratica, che oltre ad essere infondata e lesiva della dignità della persona, lascia ben comprendere quanto l’omofobia sia legata al disprezzo della figura femminile.

Nessuno infatti sembra preoccuparsi dell’omosessualità attiva, poiché, come nella migliore tradizione maschilista, che è purtroppo ancora presente anche nel nostro Paese, un uomo non può sostanzialmente “fare sesso come una donna”. Fortunatamente, la magistratura tunisina ha fino ad ora ridotto le pene dei reati connessi ai rapporti omosessuali. La battaglia per la cancellazione dell’articolo 230 del codice penale tunisino, che condanna la “sodomia”,  è tuttavia entrata nel vivo accendendo un ampio dibattito nel Paese.

La redazione

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Fonte: ANDDOS NEWS