maria-de-filippi-535697-660x368Di fronte alla Rai delle censure, Maria de Filippi porta l’omosessualità di fronte a 3 milioni di persone in fascia pomeridiana. E lo fa, nel bene e nel male, a modo suo.

Di Rosario Coco –  3,043 milioni di ascoltatori e il 23.93% di share. Il “trono gay” di Maria De Filippi è sbarcato nei teleschermi dopo il gran parlare degli ultimi mesi, con un risultato indiscutibile sul piano degli ascolti e dell’impatto sull’opinione pubblica.

Per la prima volta, il format di “Uomini e Donne” prevede un ragazzo corteggiato da altri ragazzi. Dopo i primi esperimenti a “C’è posta per te”, dove già erano state raccontate due storie con protagonisti omosessuali, Maria De Filippi si è quindi decisa ad affrontare anche questo terreno, seguendo un suggerimento di Maurizio Costanzo.
Da qui il paradosso, se vogliamo, di una trasmissione chiamata “uomini e donne” che improvvisamente crea una propria “sezione gay”, ben costruita, per forza di cose densa di luoghi comuni, in linea con un programma di intrattenimento che si muove fra il trash e il reality. Forse la vera rivoluzione sarebbe stata mischiare le carte, ovvero i tronisti, che fossero “gay” o “classici” (cioè etero). Tuttavia, il “trono gay” è arrivato in case e famiglie in cui ancora il tema era un tabù, e per di più in fascia pomeridiana.

E’ proprio questo aspetto, in realtà è la vera novità, che ha generato un’impennata di apprezzamenti da parte del web. C’è chi dichiara di aver fatto coming out grazie a programma, chi riporta reazioni della serie “queste cose non è il caso in fascia protetta con i bambini che guardano”. Divertente anche il commenti di Vladimir Luxuria, che auspica adesso un “trono trans”.

 

A trionfare in rete la parola “normalità”, anche se qualcuno giustamente ricorda che lo spettacolo “è finto di brutto”.

 

 

Più che “normalità”, quello che abbiamo visto è una realtà costruita, allo stesso modo dei corteggiamenti del trono classico, con tutti i suoi limiti nel rappresentare le migliaia di sfumature delle persone e delle relazioni. La stessa Maria De Filippi ha dichiarato di non ritenersi rappresentativa della comunità LGBTI.

Ma la vera riflessione va fatta considerando il panorama della nostra televisione. Poche settimane Rai2 censurava il bacio tra due ragazzi nella fiction “How to get away with murder” (Le regole del delitto perfetto). Lo scorso febbraio Rai3 posticipava in seconda serata la puntata di “Presa Diretta” sul tema dell’eduzione sessuale e del cosiddetto “gender”. Ad Agosto, il cult “Mine Vaganti” è andato in onda con il bollino rosso. Indimenticabile, infine, risalendo al 2013, il caso della serie TV “Fisica e Chimica”, che venne anch’essa sposata dalla fascia pomeridiana di RAI4 con un poderoso strascico di polemiche tra il quotidiano Libero e il direttore Carlo Freccero.

 

In una situazione di questo tipo, è evidente che i vuoti non rimangono tali e si riempiono. Sui temi LGBTI, possiamo dire senza dubbio che prima dell’informazione è arrivato un certo tipo entertainment di massa: un programma pensato per intrattenere si trova giocoforza ad avere un ruolo educativo. Magari i tweet alla Piersilvio Berlusconi, “Domani scriviamo la storia della televisione”, sono un po’ esagerati. Tuttavia, rispetto a quella battutaccia del 2010, in cui il fondatore di Mediaset Berlusconi padre diceva “meglio appassionato di belle ragazze che gay”, qualche passetto avanti in effetti lo hanno fatto. La Rai invece, sembra farli all’indietro.

 

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Fonte: ANDDOS NEWS